Emanuele Luzzati

Emanuele Luzzati (Genova, 1921-2007), emigrato in Svizzera nel 1940 a causa delle leggi razziali, si diploma alla Scuola di Belle Arti di Losanna. Nel 1947, tornato in Italia, intraprende la professione di scenografo, ma la sua attività è improntata fin dall’inizio a un vivace eclettismo: scenografo e costumista per la prosa e per il teatro d’opera, ceramista, illustratore, decoratore, grafico, disegnatore di arazzi e di stoffe, autore di testi teatrali. Avvicinatosi a un gruppo di cineasti romani, incontra Giulio Gianini, con il quale dà vita nel 1957 a un fertilissimo sodalizio creativo, i cui primi frutti sono I paladini di Francia (1960) e Castello di carte (1962). Ispirati alla musica di Rossini sono La gazza ladra (1964), L’italiana in Algeri (1968) e Pulcinella (1973). Dopo Turandot (1974) e L’augellin Belverde (1975), prodotti in semi-animazione e girati per la Rai, nel 1978 la coppia affronta la musica di Mozart con Il flauto magico e in seguito realizza una serie di cortometraggi per la Televisione Svizzera Italiana. Nel 1994 esce La casa dei suoni, un mediometraggio prodotto dalla Sony sulla vita di Claudio Abbado. Si ricordano inoltre i memorabili titoli di testa de L’Armata Brancaleone (1966) e di Brancaleone alle crociate (1970).

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Roma, Marzo 1974
Cari Amici,
ho visto il vostro “Pulcinella”. Beh, voi vi ricordate quanto mi era piaciuto “La gazza ladra”, quanto avessi ammirato la fantasia figurativa, l’estro umoristico, il senso della fiaba e le geniali soluzioni grafiche di quel vostro lavoro; non credevo avreste potuto fare di meglio. Con gioia, invece vi dico che ci siete riusciti. Pulcinella è più bello, ha qualcosa di più, e questo qualcosa di più è preziosissimo e appartiene alla poesia perché si riferisce a un sentimento che nell’altra vostra opera mi sembra fosse meno evidente, ed è il sentimento dell’umano, della sofferenza, del bisogno insopprimibile della giustizia…
Il vostro “Pulcinella”, pur rispettando la tradizione della maschera napoletana che lo vuole clown fantasioso e canagliesco, surreale e tutto sprofondato nei problemi di sopravvivenza animalesca, racconta soprattutto il dramma grottesco e straziante di un uomo che vuole con tutte le sue forze essere libero.
Non è così?
Vi saluto con molta simpatia e arrivederci presto al prossimo lavoro.

Vostro
Federico Fellini

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